domenica 31 ottobre 2010

Franco Bruno interviene sulla malasanità in Calabria

Quando si certifica che tra i casi di malasanità, accaduti in tutta Italia, il 26,5 per cento si concentra in Calabria e che tra le morti italiane, avvenute a causa di una cattiva sanità, oltre il venti per cento è concentrato in questa regione, non si può non rimanere sconcertati. La verità è che la Calabria è quasi impossibilitata ad uscire da questa situazione. Da un lato c'è una sanità colabrodo con gravissime carenze strutturali, con enormi ritardi tecnologici e con il personale costretto ad intervenire sempre in situazioni emergenziali, dall'altro lato il governo nazionale impone al sistema sanitario regionale di tagliare e di costare di meno. Purtroppo con le risorse a disposizione nessuno potrà fare molto e nemmeno la fase commissariale riuscirà ad invertire la rotta. Si potrà anche  chiudere qualche struttura e riconventirne altre, si potrà realizzare qualche risparmio ragionieristico e fermare qualche spreco evidente. Tutto utile ma, senza risorse economiche precise, nessun piano sanitario regionale potrà essere sostanzialmente efficace nel garantire i calabresi rispetto al diritto alla tutela della propria salute. Nuovi ospedali, attrezzature moderne, sale operatorie all'avanguardia, turni decenti, in particolare nei reparti più esposti, personale adeguato, aggiornato, sereno e motivato, senza tutto questo il dato sulla qualità della sanità calabrese non potrà assolutamente migliorare. Per realizzare tutto ciò servono risorse ed investimenti che la Calabria non possiede.    In tal senso speriamo che ci venga risparmiato il solito balletto del rimpallo sulle percentuali di responsabilità politiche di tale fallimento. Forse è giunta l'ora che in maniera bipartisan si sollevi al Governo nazionale una richiesta precisa dichiarando una sorta di "stato d'emergenza  della sanità calabrese". In altri termini c'è bisogno che tutti insieme si chieda allo Stato nazionale di intervenire sul Sistema Sanitario Regionale magari per ripristinare, insieme ai "costi standard" leghisti,  "strutture e dotazioni standard" simili a quelle che esistono nel resto d'Italia. Forse per fare questo bisognerà rinunciare ad un pezzo di gestione del potere regionale. Tuttavia con questi dati agghiaccianti sulla malasanità calabrese saranno oggettivamente pochi quelli dispiaciuti di tale rinuncia. In caso contrario, specie col federalismo fiscale alle porte, la Calabria rischia di essere condannata a convivere ancora per troppo tempo con una sanità meno efficiente ed efficace che nel resto del Paese.

Rispetto per i diritti umani dei Rom

Stefano Vecchione, responsabile cittadino dell’ApI, e Antonio Belmonte consigliere ApI e presidente della Commissione Trasporti del comune di Cosenza hanno deciso di affrontare la questione dei Rom andando di persona nel campo di Vaglio Lise e, armati di carta e penna, hanno raccolto le istanza della comunità affidate al giovane portavoce Mario Rostas. Secondo i due esponenti del partito rutelliano occorre intervenire per tutelare i diritti umani delle 350 persone di cui cento bambini. Vecchione e Belmonte si rifanno alla pastorale del vescovo Nunnari chiedendo solidarietà e dignità per i rom di Cosenza, il loro accampamento è in condizioni troppo precarie sulla riva sinistra del fiume Crati. In particolar modo Vecchione e Belmonte si appellano al sindaco perché “occorre individuare un’area attrezzata per la sosta temporanea evitando che si formi un nuovo campo nomadi”. I rom potrebbero essere sistemati nelle tante case disabitate dei piccoli comuni limitrofi così da favorire l’integrazione e una convivenza sociale decorosa. Bisogna immediatamente avviare una discussione in seno alle forze politiche che pensi anche alle modalità di inserimento nel mondo lavorativo di questi cittadini, magari usufruendo di finanziamenti europei.  Anche  a Cosenza, dunque, il movimento centrista ha le idee chiare su alcuni punti fondamentali. Così come a Roma Rutelli accusa Alemanno di non avere una politica chiara sui campi rom che si chiudono e si riaprono come in un “gioco dell’oca”, a Cosenza i nostri esponenti si impegneranno per ottenere dal sindaco Perugini garanzie per  una comunità che non rappresenta un problema o un ostacolo da rimuovere ma solo una differente cultura da tutelare e rispettare.

La giornata della sicurezza

Presso l'edificio "Lydia Plastina Pizzuti" in via Misasi 107, a Cosenza, si è svolta il 25 Maggio la GIORNATA DELLA SICUREZZA. La giornata ha l'obiettivo di coinvolgere, oltre agli operatori della scuola anche le famiglie, i cittadini tutti, dando un rapporto alla crescita della "cultura della prevenzione e potezione relativi alla sicurezza sui luoghi di lavoro". Erano presenti l'assessore Franco Napoli, il presidente della commissione consiliare ai trasporti del comune di Cosenza Antonio Belmonte, la Protezione Civile della Regione Calabria, il dirigente scolastico Gerardo Napoletano, le associazioni di volontariato di protezione civile provinciale e la polizia municipale.